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Herbert Kleber: chi era lo psichiatra ottimista

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La tossicodipendenza è un enorme problema: nel corso degli anni l’atteggiamento della massa nei confronti delle droghe è cambiato più volte, passando anche dagli estremi del moralismo e del permessivismo. Per fortuna è cambiato anche il modo in cui si cerca di aiutare i tossicodipendenti ad affrontare il loro percorso di riabilitazione.

Questo lo si deve soprattutto a Herbert Kleber. Passato alla storia come lo psichiatra ottimista, Kleber viene considerato un pioniere nel campo della ricerca relativa all’abuso di sostanze stupefacenti e soprattutto nello sviluppo di trattamenti mirati alla riduzione degli effetti dell’astinenza subita dai pazienti durante la fase di recupero.

Gli studi e l’esperienza al carcere di Lexington

Herbert David Kleber nacque a Pittsburg il 19 giugno del 1934. Dopo il diploma al Dartmouth College, l’esperienza al Jefferson Medical College ed il tirocinio come prischiatra presso lo Yale New Heven Hospital, Kleber decise di proporsi al servizio sanitario americano come volontario. L’assegnazione al carcere di Lexington è stato un passaggio fondamentale nella carriera dello psichiatra.

In carcere, infatti, Kleber venne a contatto con un elevato numero di tossicodipendenti: non a caso l’istituto di Lexington veniva soprannominato Narcotics Farm perché ospitava tantissime persone con problemi di abuso di sostanze. L’esperienza in carcere permise a Herbert Kleber di creare un nuovo modo di approcciarsi alla cura delle dipendenze, che grazie a lui (finalmente) vengono ora trattate come una condizione medica.

Un nuovo approccio al trattamento della tossicodipendenza

In precedenza l’abuso di droghe veniva trattato con eccessiva superficialità: secondo il punto di vista più comune, chi si drogava lo faceva perché troppo debole caratterialmente. Questo approccio permetteva di giudicare i tossicodipendenti guariti dopo periodi troppo brevi, con il risultato che spesso ricadevano nelle vecchie e pericolose abitudini. Kleber invece introdusse dei veri percorsi di terapie presso strutture specializzate.

Questi percorsi avevano sicuramente una durata maggiore, ma i detenuti venivano monitorati costantemente da personale medico: era un approccio più umano, ma sicuramente molto più efficace. Erano tre i possibili percorsi: terapia del lavoro, terapia di gruppo e terapia individuale. Sono bastati due anni di servizio presso l’istituto di Lexington per affermare Kleber come uno dei più importanti esperti mondiali sul tema delle tossicodipendenze. La sua carriera è proseguita come docente all’università di Yale, dove entrò nel 1968.

Il grande impegno di Herbert Kleber contro le dipendenze

Fino al 1989, sempre all’interno della prestigiosa università, guidò l’Unità di dipendenza dalle droghe che lui stesso aveva fondato. In seguito venne scelto da George W. Bush come vicepresidente dell’Office of National Drug Control Policy, ovvero l’Ufficio nazionale per il controllo delle sostanze stupefacenti. La collaborazione però duro poco più di due anni: Kleber non era d’accordo con l’allocazione delle risorse.

Secondo lo psichiatra erano troppi i fondi assegnati alle forze di polizia, a discapito dello sviluppo di programmi per il trattamento delle dipendenze. Nel 1992 inizia quindi un nuovo capitolo, con la fondazione della Divisione per l’abuso di sostanze stupefacenti presso la Columbia University. Herbert Kleber è morto il 5 ottobre del 2018, stroncato da un infarto mentre si trovava in vacanza con la sua famiglia a Santorini.

Ma perché Kleber è stato soprannominato lo psichiatra ottimista? A dire il vero era stato lui stesso a definirsi come un ottimista perpetuo. Solo con una qualità del genere, disse, si può lavorare con i tossicodipendenti per più di quarant’anni. La sua ironia emergeva spesso nelle interviste e nelle cerimonie: quando riceveva degli elogi era solito rispondere dicendo di essere solo un umile medico di fama mondiale.

 

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