
La cultura latina ha sempre accompagnato quella italiana, distinguendola in tante sfaccettature dalle altre culture. Tra gli autori latini che più hanno influenzato questa cultura vi è proprio Cicerone, un maestro di vita politica, ma non solo.
Chi è Cicerone?
Il suo nome completo è Marco Tullio Cicerone, egli nacque ad arpino il 3 gennaio del 106 a.C, ben presto s’interessò allo studio della filosofia e della retorica. La ricerca della verità lo portò prima a Roma, quando era ancora un adolescente, e poi in Grecia intorno al 79 a.C. Nonostante non provenisse da una famiglia di origini nobiliari, entrò ben presto nella carriera politica grazie alle proprie capacità retoriche, prima tra tutte la sua invidiata eloquenza.
Dopo essere diventato console e aver sventato la congiura che Catilina aveva preparato per lui, Cicerone fu cacciato da Roma per volere di Giulio Cesare nel 58 a.C; venne richiamato in città soltanto un anno dopo. A causa delle ostilità presenti tra lui e Cesare, decise di ritirarsi dalla vita pubblica.
Quando morì Cesare nel 44 a.C, Cicerone decise di tornare in politica affiancandosi a Bruto, rivale di Marco Antonio. Tuttavia il potere del secondo Triumvirato spettò proprio a quest’ultimo, il quale fece in modo che Cicerone venisse ucciso da alcuni sicari il 7 dicembre del 43 a.C, nella sua stessa dimora.
Poiché dedicò quasi tutta la sua vita alla politica, Cicerone più che elaborare delle proprie teorie filosofiche, si dedicò alla celebrazione della cultura greca e alla sopravvivenza di quest’ultima. Infatti il pensiero ellenico fu per molto tempo ignorato dai latini e molte delle testimonianze del mondo greco giungono proprio da Cicerone.
In questo modo si sviluppò il principale punto di vista filosofico dei latini: l’eclettismo. Non si tratta di una vera e propria filosofia, ma della rielaborazione della cultura greca adattata al pensiero e la mentalità latina, fu proprio Cicerone a diventarne il massimo esponente.
Le opere più famose di Cicerone e il suo pensiero filosofico
Malgrado Cicerone non si sia dedicato per quasi tutta la vita ad una filosofia propria, quando fu costretto ad allontanarsi dalla vita politica a causa delle ostilità con Cesare, subì anche un importante lutto: la morte di sua figlia Tullia. La perdita di una persona così cara e vicina fece in modo che si dedicasse alla filosofia come consolatio, cioè come consolazione per il forte dolore che egli provava.
Non era una novità per i cittadini del tempo, infatti erano in molti che si dedicavano alla ricerca di una filosofia come mezzo per fuggire dai lutti e per consolare il proprio animo con qualcosa di utile. Tra questi Cicerone si distinse ancora una volta, egli infatti rifiutò nettamente le dottrine dell’epicureismo, le quali affermavano che per ricercare una filosofia giusta fosse necessario allontanarsi anche dalla vita pubblica e ritirarsi nelle campagne per svolgere una vita umile e lontana dalla politica.
Probabilmente fu proprio l’amore verso la politica di Roma che portò Cicerone ad allontanare ognuna di queste dottrine e dedicarsi alla ricerca di una filosofia che potesse riportare in vita la gloria dei latini, entrata in crisi con la caduta della repubblica. La filosofia di Cicerone puntava quindi a permettergli una fuga dalla tristezza di un lutto tanto importante, ma rendere utili questi sforzi migliorando la politica latina da cui non voleva in alcun modo distaccarsi.
Tra le opere più celebri vi è proprio il De Re Publica, l’opera è anche conosciuta come Somnium Scipionis, per la vicenda raccontata al suo interno, che narra l’incontro di Scipione con il padre defunto e Scipione l’africano. Questi gli avrebbero raccontato che l’uomo proviene dal cielo e vi sono soltanto due le cose sagge di cui ci si possa occupare, lo studio e la vita pubblica.
Il primo sarà saggio proprio perché avrà proseguito con il proprio studio, ma colui che si occuperà della vita pubblica ricercando il bene di tutti sarà ancora più saggio e avrà un posto d’onore nei cieli. Al di fuori di questo breve racconto, il De Re Publica analizza le tre forme di governo più utilizzate: la monarchia, l’aristocrazia e la democrazia. In quest’opera viene suggerito il fatto che ogni forma di governo sia in qualche modo destinata a sparire, a decadere a causa di una crisi, a meno che non trovi il modo migliore per unirle tutte in un’unica politica.
Furono tante altre le opere di carattere politico di Cicerone, ma ognuna di queste non venne ritenuta originale poiché non analizzata secondo un proprio punto di vista, proprio perché egli si limitava a ”divulgare” la cultura greca ai latini del tempo. Allora quale fu la concezione filosofica elaborata da Cicerone? Forse l’unica opera di carattere filosofico che può essere intestata a Cicerone come opera propria furono i 5 libri delle Tusculanae Disputationes.
In quest’opera Cicerone ricerca il modo per superare il dolore e in che modo il saggio dovrebbe comportarsi davanti a questi, senza evitarli. L’opera è divisa in 5 libri che sembrano slegati tra loro, ma che sono invece uniti da un significato interno, che soltanto colui che unirà questi cinque messaggi potrà comprendere.