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Viscida trappola per uccelli: come è fatta la pania? Come e dove si posiziona?

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L’uccellagione è la caccia degli uccelli e, in Italia, è illegale poiché considerata una forma di bracconaggio. Ancora oggi, però, molti la praticano a fini alimentari, soprattutto nelle zone in cui gli uccelli fanno parte della cultura culinaria. Ha origini molto antiche come pratica e, nel corso del tempo, si è sofisticata con tecniche sempre più precise.

Sono diversi i modi che usano i cacciatori per prendere gli uccelli. Oltre al tradizionale roccolo, esistono poi la bresciana, il paretaio, la prodina, la pania e molti altri.

Uccellagione: il roccolo e la bresciana

Uno dei modi tradizionali per la cattura di uccelli è quello del roccolo. Si tratta di una struttura a forma di torre, detto casello, ricoperto di erbe e rampicanti mimetici. Ha poi un arco di alberi attorno a sé a doppio filare, solitamente in forma circolare o a ferro di cavallo.

All’interno dello spazio contenuto dagli alberi si mettono le reti. Il cacciatore, all’arrivo degli uccelli,  si trova dentro il roccolo e lancia uno spauracchio: spinge quindi gli animali a cercare rifugio tra gli alberi, dove però restano catturati. Questa modalità è tipica delle zone montane ed è ancora oggi diffusa in Trentino Alto Adige e in Lombardia.

La bresciana, o brescianella, consiste invece in un appostamento fisso con un quadrilatero di alberi chiuso con le reti. Al centro dell’area si mettono gli uccelli da richiamo; quelli di passaggio, quindi, calavano nell’area attirati proprio dai richiami. L’uccellatore, quindi, aziona un sistema di rumori che, spaventando gli uccelli, li spinge verso la rete.

La pania, o vischio

Un altro modo di catturare gli uccelli è quello della pania, chiamato anche vischio. Si tratta di un bacchetto di legno cosparso di vischio o di un’altra sostanza adesiva e viene posizionato in luoghi strategici, come quelli di abbeveraggio o vicino a dove si mettono i richiami. L’uccello, quindi, si adagerà inconsapevolmente sulla colla, rimanendone attaccato.

È sicuramente un metodo più laborioso di quello del roccolo e della brescianella, che però richiedono una struttura ambientale di cui non tutti dispongono. Per la pania, infatti, bastano pochissimi strumenti: la percentuale di successo, però, è direttamente proporzionale.

Il termine “pania” probabilmente deriva dal latino “pagina, che indica i filari di viti disposti a rettangolo. Solo successivamente indicò una colonna di scrittura, ma in questo senso deriva da “pangere”, fermare, fissare. Con il termine pania si intende proprio la colla usata per questa tecnica, che si identifica per la caratteristica di non seccarsi mai. Si forma con le bacche di vischio.

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