Le patate fanno parte della famiglia dei tuberi e sono uno dei pilastri dell’alimentazione di molti paesi del mondo. Soprattutto nelle zone più povere, infatti, le patate costituiscono un elemento base della cucina, poiché sono nutrienti, costano molto poco e vengono prodotte dalla terra.
Appartengono alla famiglia delle Solanacee con pomodori, melanzane e peperoni e ne esistono infinite varietà. Tutte, però, sono caratterizzate da un unico obbligo: vanno consumate solo dopo la cottura. Da crude, infatti, possono contenere livelli anche alti di solanina, il cosiddetto “veleno delle patate”.
Cos’è la solanina
La solanina è un glicoalcaloide presente in tutti gli ortaggi appartenenti alla famiglia delle Solanacee e, in particolare, si ritrova nelle patate, nei pomodori e nelle melanzane. Se se ne ingerisce una grande quantità, può causare alterazioni nervose come la sonnolenza, così come l’irritazione della mucosa gastrica. Nelle patate, la solanina si trova soprattutto nelle foglie e nei fusti e inizia a formarsi quando i tuberi sono esposti al sole: è per questo motivo che è bene conservarli in un luogo chiuso.
Per capire se la patata ha al suo interno la solanina è sufficiente guardare il suo stato di maturazione. Quando presenta tanti germogli e tante parti verdi, significa che ha prodotto anche una buona quantità di questo “veleno”. Se la patata, quindi, ha un aspetto rugoso, vecchio e ha dei germogli, significa che è in avanzato stato di maturazione e che potrebbe contenere la solanina.
Effetti della solanina sul corpo
Ovviamente, una piccola o moderata quantità di solanina non ha alcun effetto negativo sulla salute dell’uomo. Quando, però, viene ingerita in grandi quantità, funziona proprio come un veleno. Ciò che si può avvertire è un malessere a livello dello stomaco e dell’intestino con sintomi come la nausea, il vomito e la diarrea. In alcuni casi, però, può causare anche febbre e fenomeni di sonnolenza, così come mal di testa e debolezza muscolare.
In ogni caso, questi sintomi si manifestano molto lentamente. Nel caso in cui ci si accorga di essere stati avvelenati dalla solanina ci si deve rivolgere al proprio medico di fiducia o al pronto soccorso dove, con ogni probabilità, procederanno con una lavanda gastrica.
Come proteggersi dalla Solanina
Per evitare che questi fastidiosi sintomi rovinino una cena o un pranzo in compagnia, è bene prendere qualche precauzione. In primo luogo, le patate vanno conservate in un luogo buio, fresco e soprattutto asciutto, con un’umidità inferiore al 90%. Successivamente, prima di cucinare le patate le si deve pulire accuratamente, rimuovendo tutta la buccia e le parti verdi. Nel caso in cui il tubero sia troppo vecchio e deteriorato, però, è bene buttarlo.
In ogni caso, poi, con la cottura si abbassa ulteriormente la possibilità di subire gli effetti negativi della solanina. La soluzione migliore è quella di bollire le patate con la buccia, poiché a 243° gli effetti tossici spariscono. In ogni caso, anche altri metodi di cottura, se preceduti da un’accurata pulizia, sono altrettanto utili per evitare l’avvelenamento da Solanina. Alcune ricerche sperimentali, poi, evidenziano che anche la frittura elimini dalla patata la solanina: sembra che, infatti, passi dal tubero all’olio.