
Comunicare a voce non è come scrivere, e anche per le scritture indiane questo importante passaggio diventò fondamentale. In India la scrittura iniziò dai testi sacri dell’Induismo che vennero trovati su alcune iscrizioni. Furono proprio gli antichi ritrovamenti su rame, roccia, argilla, ferro e bronzo a diversificare i diversi tipi di scrittura antica, usata anche per gli scambi a livello commerciale tra Medioriente e India.
Un po’ di storia
Già nel 500 a.C. le lettere utilizzate per codeste lingue così lontane nel tempo appartengono ad un alfabeto di derivazione semitica di tipo arabo e aramaico. Ma se si volesse scoprire una storia ancora più antica la voce degli studiosi e ricercatori illumina un periodo assai arcano. Essi pensano che la scrittura indiana abbia radici addirittura prima del 700 a.C. Ecco allora una veloce suddivisione dei vari gruppi di scritture tra cui si annoverano: le scritture arcaiche, quelle nord indiane, scritture moderne e scritture miste.
I vari tipi di scritture
Oltre alle lingue o scritture, che dir si voglia, esistevano ed esistono tuttora numerose variazioni come quelle dell’Indocina, delle Filippine e dell’Indonesia che crearono il Cham, Mon, Lao e così via. Tuttavia, la scrittura indiana è meglio rappresentata dall’Indo oppure detto Harappa. È un modo di scrivere a simboli che non per forza rappresentava la lingua, infatti l’alfabeto indiano è davvero enorme e variegato con una grande diversità di forme. Basti pensare che l’alfasillabario Devanagari (Scrittura della Città Divina) si tramutò in Sanscrito e poi nell’Hindi uguale a quello moderno e considerato come dialetto. Nel continente indiano è parlato nella parte centrale e settentrionale oltre ad appartenere alla lingua indoeuropea. Possiede diverse sfumature come il Marathi, Sindhi, kashmiri e Nepalese dove le lettere sono vocali incorporate da modificare in altre vocali grazie a dei segni. Al giorno d’oggi esistono 22 lingue riconosciute in India e proprio l’Hindi è la quarta più parlata al mondo.
Urdu
L’Urdu, paradossalmente, è molto simile all’Hindi dato che è costituito da un linguaggio che offre la possibilità di capire anche l’Hindi, infatti è stato proprio l’Urdu a dare origine all’idioma Hindi e presenta numerose parole arabe e persiane. Attualmente è da considerare come la lingua del Pakistan e viene parlato anche in India, Oman, Arabia Saudita e Qatar.
L’Urdu si è sviluppato nell’Asia del Sud e mantiene al suo interno derivazioni arabe, turche e persiane oltreché portoghesi, olandesi e francesi. Viene considerata come una delle lingue più eleganti al mondo, ricca di poesie e narrativa, prosa e opere anche a livello teatrale.
Dove studiare le antiche scritture indiane
Un grande interesse è cresciuto negli ultimi anni a favore di quelle lingue e scritture antiche che sono rimaste fino ad ora nell’ombra e che vantano un’importanza non soltanto culturale, ma soprattutto economica. Tra le più gettonate si riscontrano il cinese, il russo e l’indiano. E’ sicuramente molto interessante studiare le varie tipologie dei numerosi linguaggi di queste zone del mondo, per questo motivo presso l’Istituto Confucio sarà possibile apprenderne una parte. In Italia lo si può trovare a Bologna, Venezia, Milano, Napoli e Roma.
Un altro importante Istituto degno di nota è il Centro Ananda Ashram a Torino dove studiare le scritture indiane. Mentre il Centro culturale Gandhi organizza dei corsi per leggere, scrivere e pronunciare le parole oltre ad imparare il vocabolario in modo semplice ed intuitivo. A Roma invece ecco l’Accademia Yoga che offre dei corsi più lunghi dei precedenti, intorno ai sette mesi.
Imparare le scritture indiane è una grande opportunità; saper leggere quei caratteri e interpretare ogni sillaba formata da una vocale e una consonante potrebbe diventare una prerogativa. Perché restano indubbiamente delle lingue antiche in senso intrinseco, ma così attuali e moderne se proiettate nel futuro.