Il RUP, ossia il responsabile unico del procedimento, è una figura che interviene nel corso delle gare per gli appalti pubblici. Tuttavia, è bene specificare di cosa si occupa e quali siano i requisiti necessari per ricoprire questo ruolo.
RUP: requisiti, compiti e quanto guadagna
Per svolgere la funzione di RUP, occorre avere una specifica formazione professionale ed una comprovata esperienza nelle attività simili per natura e caratteristiche agli appalti. Ad esempio, per quanto riguarda le casistiche dei lavori pubblici e dei servizi relativi l’ingegneria e l’architettura, il RUP deve aver conseguito il diploma o un titolo accademico tecnico da abbinare ad un’esperienza pratica dai due ai dieci anni. Per diventare RUP bisogna fare richiesta per un concorso effettuando la domanda secondo le modalità previste e soddisfacendo i requisiti richiesti. Questi concorsi possono essere individuati sui siti web del proprio Comune o della propria Regione.
Per quanto riguarda il guadagno di un RUP, si ha a che fare con una soglia che varia a seconda dell’appalto in cui è impegnato. Un appalto ha una cifra destinata agli incentivi, per cui se questa si aggira sui 16.000 euro, al RUP ne spettano 4.000 e vengono incamerati nell’atto di esecuzione dell’appalto.
Sono ravvisabili alla funzione del responsabile unico tutte quelle sfaccettature correlate alla funzione svolta; in aggiunta a ciò, non vanno escluse le varie implicazioni di carattere penale per potenziali violazioni.
In più, questa specifica vale anche per sottolineare la concezione dell’assoluta centralità del RUP o quantomeno la percezione del legislatore del codice che senza alcun dubbio lo qualifica come il riferimento essenziale e imprescindibile del procedimento contrattuale. In più, è un unico soggetto competente con compiti di coordinamento, verifica e controllo sull’attività svolta chiamato ad adottare persino quei provvedimenti in grado di sgombrare il campo da ogni particolare evenienza. Insomma, si tratta di un ruolo polifunzionale dalle molteplici peculiarità.
Per i provvedimenti di esclusione sorge il problema della competenza, soprattutto quando si ha a che fare con degli enti locali. E’ noto, infatti, che per i termini della legge 241 del 1990 l’adozione del provvedimento è da attribuire esclusivamente al soggetto che detiene il potere di impegnare l’ente in questione esternamente.
Per la giurisprudenza (e l’ANAC) il distinguo in questione non dovrebbe interessare il RUP che si mostra quasi interessato a varare quelle iniziative a valenza esterna anche nel caso in cui non ci sia corrispondenza con il dirigente di servizio.
Infine, il comma 3 statuisce le canoniche norme sulla incompatibilità del pubblico dipendente quindi, interessano persino la figura del RUP. Per il responsabile unico si instaura anche la situazione della opportunità legata alla partecipazione alla commissione di gara. Come sottolineato anche in altri momenti, è opportuno che il RUP non sia parte integrante della commissione altrimenti si corre il rischio di un pesante quanto gravoso conflitto di interessi. L’unica eccezione può risiedere nella casistica in cui il responsabile unico sia il segretario verbalizzante, come sottolinea all’unanimità la giurisprudenza di riferimento.