
L’imperatore folle che ha bruciato Roma suonando la cetra, l’incestuoso assassino di sua madre, il despota che ha iniziato le persecuzioni dei Cristiani. Un tiranno megalomane che è stato per secoli considerato uno dei personaggi storici più crudeli mai esisti.
Ma anche il costruttore della Domus Aurea, il principe amato dal popolo romano anche dopo la sua morte, l’imperatore che ha garantito un lungo periodo di pace e prosperità per l’impero romano. Un artista innamorato della cultura ellenistica. Un uomo su cui è calata la damnatio memoriae dopo la sua morte, e che solo negli ultimi secoli è stato rivalutato, scoprendo le bugie che si sono raccontate su di lui. Chi era quindi davvero Nerone, l’ultimo imperatore della dinastia Giulio-Claudia?
I primi anni dell’imperatore Nerone
Nerone diventa Imperatore a soli 17 anni. Chi lo ha messo sul trono è la madre Agrippina, una donna passata alla storia per la sua sete di potere. Dopo essere stata mandata in esilio dal fratello Caligola, riesce a sposare l’imperatore Claudio, e far adottare il figlio del suo precedente matrimonio. Lucio Domizio Enobarbo cambia così il suo nome in Nerone Claudio Cesare, e diventa l’erede al trono.
Non dovrà aspettare molto per salire al potere. Dopo poco Claudio muore improvvisamente per un avvelenamento da funghi, cui pare Agrippina non sia stata del tutto estranea. L’altro figlio di Claudio, Britannico, è troppo giovane e malato per poter essere eletto e dunque non resta che acclamare suo figlio adottivo.
Nel 54 d.c. Nerone viene proclamato imperatore, sotto la guida di sua madre e di Seneca, il suo precettore. I primi cinque anni dell’imperatore Nerone (quinquennium Neronis) sono considerati unanimemente come uno dei periodi migliori dell’impero romano. Il ragazzo sotto la guida di Seneca è un sovrano compassionevole e rispettoso della nobiltà senatoria. Si mostra un principe in stile augusteo, liberale e clemente.
Nerone è un amante della cultura greca, si diletta nella composizione, recita poesie in teatro. Questa passione negli anni si trasformerà in un’ossessione che lo allontanerà dal suo ruolo di imperatore. Fin quando è sotto l’influsso di Agrippina e Seneca Nerone è visto come il migliore dei sovrani, almeno secondo il resoconto degli storici Svetonio e Tacito che appartengono alla classe senatoria . Ed è proprio quando farà uccidere la madre che Nerone incomincia a cambiare.
L’assassinio di Agrippina e la lotta al Senato.
I dissidi tra il giovane imperatore e la potente madre non tardano a presentarsi. Agrippina ha in fondo messo personalmente Nerone sul trono, e ritiene di essere al pari di Cesare. Ma la sua tutela comincia a stare stretta al giovane imperatore.
Agrippina cerca in ogni modo di mantenere la sua posizione di potere su Nerone. Agrippina arriva ad usare Germanico per minacciare il figlio. Ma nel 55 il fratellastro e possibile rivale di Nerone muore, avvelenato durante un banchetto dallo stesso imperatore. Si riduce addirittura all’incesto, pur di conservare il potere. Così racconta Tacito: che sia stato consumato o meno però è controverso. Resta però la descrizione di una donna pronta a tutto per non perdere il suo potere.
Nerone è sempre più insofferente per l’autorità materna, e sotto l’ascendente di un’altra donna, la sua nuova amante Poppea, Nerone decide di liberarsi definitivamente della madre. Nel 59 d.c. cerca di ucciderla prima simulando un incidente navale e poi, quando lei si salva, la fa accoltellare. Con la morte di Agrippina si segna una svolta nella vita politica. Senza più ingombranti figure a condizionare il suo operato, l’imperatore inizia una guerra al Senato ed ai suoi privilegi. Nerone interviene contro la ricchezza dei senatori con un’operazione monetaria che deprezza il conio d’oro, la moneta usata dalla classe agiata, e rivaluta quella d’argento, nelle mani della classe media.
La manovra funziona, risana le casse dello stato e consente di finanziare una politica demagogica fatta di panem et circenses, grandi elargizioni di cibo e giochi per il popolo. Ma crea all’imperatore dei nemici potenti nella classe senatoria.
L’incendio di Roma, la persecuzione dei cristiani e la morte.
Nel 64 un incendio che dura sei giorni distrugge Roma. Nerone in quel momento si trova ad Anzio, ma una volta avuta la notizia si precipita in città per aiutare i superstiti. I danni sono enormi, e Nerone decide la ricostruzione dell’area distrutta con la costruzione di un nuova residenza imperiale: la Domus Aurea. Da qui nasce la voce di un Nerone che ha appiccato l’incendio con lo scopo di costruire la sua nuova casa, con l’immagine oramai diventata storica dell’imperatore con la cetra che celebra la distruzione di nuova Troia.
La moderna storiografia ha riconosciuto invece l’estraneità dell’imperatore. Lo stesso Tacito riconosce che i provvedimenti di Nerone furono efficaci a prevenire un ulteriore disastro. Così come la conseguente persecuzione dei cristiani, raccontata come il tentativo dell’imperatore di trovare un capro espiatorio per le sue malefatte: anche qui una rilettura degli avvenimenti inquadra i cristiani come accusati non dall’imperatore, ma dagli stessi Romani, che avevano in odio gli adepti di quella che per loro era una setta ebraica.
Gli ultimi anni di Nerone vedono un imperatore sempre più disinteressato al potere e concentrato sull’arte. Ma l’ostilità senatoria solleverà una rivolta militare nelle province, che braccano l’imperatore fino a portarlo al suicidio. Gli storici prima della nobiltà romana e cristiani poi ci restituiranno l’immagine di un folle imperatore: ma il suo ricordo benevolo rimarrà nelle plebe romana anche dopo la sua morte.